La celebrazione della Pasqua è un annuncio di speranza: una forza di vita che penetra il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, ci ricorda Papa Francesco, da ogni parte, tornano ad apparire i germogli della resurrezione. Nonostante tutto. In Gesù ci è data la vita.
In Lui risorto scorgiamo la prospettiva di un nuovo tempo in cui l’umanità intraprende un cammino che va verso la pienezza. Una pienezza che non conoscerà la fragilità della condizione umana; in cui la morte non è l’ultima parola. Grazie a questo evento è possibile capire ciò in cui vale la pena investire la propria esistenza senza lasciarsi intrappolare dalla paura del vuoto.
Diventano possibili scelte di vita, per la vita.
Ogni giorno tante cose, tante piccole situazioni, tante scelte ci sussurrano vita o ci dicono morte. Celebrare la Pasqua significa scegliere quelle che ci parlano di vita. Piccole cose che hanno forza, hanno significato, creano legame, nutrono amore. Pensiamo a quando si è malati, fragili e si è accolti dal sorriso di un medico, da un volto solidale e sorridente; quando la famiglia diventa un luogo in cui sperimentare dialogo, quando si offre un lavoro a chi vive la disperazione; quando si dà una coperta a chi ha freddo; quando ci si ferma ad ascoltare un amico; quando si tende la mano a chi a bisogno e con un abbraccio si vince la solitudine; quando portiamo gli uni i pesi degli altri, con la tenerezza del dono; quando si dà senza chiedere nulla in cambio; quando ci si guarda negli occhi senza menzogna e falsità.
È vita che vince la morte quando si denuncia il racket, quando si sceglie di adoperarsi per il bene comune piuttosto che per il proprio tornaconto personale, quando ci si mette al servizio dei più deboli, quando si lotta per la giustizia e per una società più equa. È vita quando si rispetta l’ambiente e lo si tutela. È vita quando la preghiera diventa ricerca della volontà di Dio e contemplazione del suo mistero di amore. È vita quando le nostre comunità cristiane diventano luogo di fraternità, di condivisione e di accoglienza.
Allo stesso modo, è morte tutte le volte che un malato trova indifferenza, che la disperazione dei disoccupati è sfruttata da imprenditori senza scrupoli per incrementare il proprio profitto; è morte quando si finge di non vedere chi ha freddo e soffre, quando non si tende la mano a chi cerca aiuto, quando si lascia l’altro nella solitudine, quando si dà solo per avere un compenso. È morte tutte le volte che rendiamo la nostra esistenza un’isola di indifferenza e di egoismo; il denaro l’unica ragione della nostra vita. Tutte le volte che neghiamo spazio all’amore, al rispetto, alla cura per l’altro. Tutte le volte che nella nostra frenetica corsa al possedere e all’apparire attribuiamo più valore ad un oggetto che a una relazione. Quando anche ai figli diamo cose e non ascolto, non un incoraggiamento che li aiuti a guardare con fiducia al futuro. Quando giudichiamo in maniera arrogante l’altro dimenticando la misericordia, chiusi nel ghetto delle nostre piccole “chiese” che pretendono di essere uniche garanti del messaggio evangelico. È morte tutte le volte che non diciamo “no” alle mafie e ad un potere politico corrotto e che, al contrario, ci umiliamo nell’adulazione cortigiana del potente di turno.
Con la forza liberante della Pasqua, scegliamo la vita. Con Cristo.
Sia questa la nostra Pasqua!
Gianni Notari SJ, parroco.