Monica racconta la sua esperienza a SpazioaiGiovani.
Ricordo ancora il primo giorno in cui misi piede nelle aule studio del Crocifisso dei Miracoli. Nella grande stanza con le vetrine cariche di storia e di libri, trovai una sensazione di benessere e tranquillità inaspettati. Ma trovai anche due ragazze, che non conoscevo, una delle quali si avvicinò per offrirmi un succo di frutta.
Un gesto semplice, quotidiano ma nuovo, il primo dei tanti istanti di gratuità che avrei vissuto lì.
Qualche mese dopo ci ritornai, trovando una nuova organizzazione degli spazi che prevedeva anche una stanza ripetizioni (ideale per i temibili tomi di giurisprudenza!), un’aula ristoro, e tanti sorrisi cordiali in più che mi hanno convinta a restare, a desiderare di fare di più, e mettermi in gioco. Però, l’aspetto che ho sempre trovato più originale e vicino alla mia sensibilità è la presenza della cappellina, attigua alle aule.
L’idea di poter lasciare i libri e trovare una panca messa apposta per permettermi di pregare, di fermarmi, di andare oltre lo scorrere del tempo e delle pagine, mi ha sempre molto affascinata e spinta a frequentare via Pantano.
Ho stretto amicizie, ho ascoltato storie, ho ricevuto ancora maggiore ascolto da persone che sono diventate autentici punti di riferimento per me e ho ricevuto proposte concrete per vivere la fede nella vita quotidiana. Nel cammino che caratterizza la mia spiritualità, paesaggio mite e soleggiato a volte, deserto e arido altre, non posso non ricordare i pomeriggi riuniti in cappella a pregare, i momenti “spesi” insieme, nel silenzio che lascia spazio a poche ma efficaci parole e soprattutto alla Parola.
L’idea di sostare davanti a Dio in tranquillità, consapevole che anche quel deserto arido potrà rivelare vita.
E il raccoglimento è diventato condivisione nei ritiri che sono stati organizzati. Il pensiero personale è diventato dono per gli altri. Il cibo è stato preparato da tutti per tutti, con un sottofondo di buona musica e del desiderio di stare insieme. Non è facile trovare ambienti dove si possa parlare della propria esperienza di Dio con semplicità, senza cadere nelle solite invettive contro la Chiesa o in stereotipati pregiudizi.
Lì ho trovato chi ha ascoltato le mie domande, chi cerca di comprendere la mia ricerca interiore, chi si è preoccupato di farmi pensare ai miei sogni per poter fare un passo avanti (il “magis” ignaziano) anche quando mi sento lontana dal portare a termine un progetto (meglio, un Progetto).
Sono sempre stata piuttosto refrattaria ai gruppi, ma non mi sono mai pentita di essermi attivata in SpazioaiGiovani: senza pensarci troppo ho obbedito alle mie sensazioni, al piacere di “leggermi dentro” con altri ragazzi e al desiderio di costruire e intensificare relazioni. Un’attività nella quale desidero progredire e migliorare.
Credo che uno dei regali di questo gruppo sia farmi porre il problema dell’ “altro”, non come depositario di un giudizio da temere ma come persona da comprendere e accogliere per com’è. Che sia un sacerdote, un compagno di studi, un ospite dello Spazio Erwin che ha trovato lì la sua dimora. Anche se temporanea.
Mi piace vedere come l’idea di accogliere l’altro per farlo sentire a casa, sia sempre modello a cui ispirarsi, a partire dal momento della registrazione in Infopoint, per chi accede all’aula studio. Sì, lì respiro un’aria nuova. Quotidiana ma sempre nuova.
Monica Ricceri